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L apicoltura è arrivata in città!

L’avreste mai detto? Il miele si coltiva sui tetti e sui balconi di Parigi, Londra, Berlino,Vienna, New York, Melbourne, Tokio e in Italia su quelli di Roma, Milano,Torino e Firenze.

Si realizza un nuovo rapporto tra città e natura volto a favorire la biodiversità e la salvezza di numerose specie vegetali che senza impollinazione scomparirebbero dagli insediamenti umani con conseguenze terribili.

apicoltura-urbana-oslo

E’ un’apicoltura naturale a Km 0 accolta da strutture pubbliche e famiglie che mettono a disposizione i tetti delle loro case e i giardini per salvare le api da morte sicura, a causa dei pesticidi usati nelle campagne, e per produrre un ottimo miele.

A Parigi il miele viene prodotto con notevole successo sui tetti dell’Opera o in luoghi simbolo come il Giardino del Lussemburgo.

Anche sui tetti di Berlino gli apiari domestici sono ormai una realtà acquisita. A Londra sui tetti della National Gallery, della Tate Modern e di Harrods si produce e si vende il miele della “London Honey Company”. 

New York, possiamo trovare produzioni di ottimo miele addirittura al ventunesimo piano del Waldorf Astoria, ma anche su numerosi edifici pubblici e privati. tutto ciò grazie al lavoro della “New York city beekeepers association” che ha contribuito al cambiamento della legislazione che ora considera le api non pericolose per la vita dei cittadini, permettendo così la produzione di mieli “urbani” di grande qualità.

api sui tetti

Ormai è un fenomeno mondiale. Anche a Melbourne, in Australia, si contano più di cinquecento alveari di colonie selvatiche portate in città per salvarle dai pericoli provocati dall’abuso dei prodotti chimici usati nelle campagne. Il progetto “Melbourne City Rooftop Honey” ha collocato colonie di api sui tetti di bar, ristoranti, alberghi e giardini che vivono grazie al lavoro di appassionati apicoltori volontari. 

Spostiamoci fino in Giappone per scoprire un altro progetto che colloca api sui grattacieli. Soprattutto in una vasta area diTokio, la Ginza, le api prosperano perchè la legislazione fa divieto assoluto di usare in città i pesticidi molto usati in campagna. Il caratteristico miele proveniente dalle splendide aree verdi di Ginza, Sendai e Nagano è venduto in negozi esclusivi ed è assai ricercato.

Anche in Italia non mancano i progetti: Milano in occasione dell’Expo ha avvicinato la città all’apicoltura e, collegandola all’arte ha fatto progettare gli alveari da moderni designer e li ha esposti nei parchi cittadini.

Interessante è il progetto di Torino “UrBees”, abbreviazione di “Urban Bees”che promuove una forma di apicoltura urbana partecipata, coinvolgendo cittadini ed esperti apicoltori su problemi teorici e pratici di protezione ambientale.

Urban-Beekeeping

Le api volano anche nella città di Roma grazie alla scelta dell’ambasciata inglese che le ha immesse nei giardini di villa Wolkonsky.

Ma ancora sono soltanto pochi tentativi, soprattutto per la diffidenza di molti cittadini, che temono punture dolorose. In realtà la paura è dovuta a scarsa informazione e al fatto che le api vengono confuse molto spesso con le vespe, ben più aggressive e imprevedibili. Le api in realtà pungono solo se si sentono in pericolo o frontalmente, in prossimità dell’alveare.

Altra diffidenza deriva dalla paura delle sciamature che improvvisamente fanno trovare api nei luoghi più impensati,magari a Via del Corso a Roma o a Piazza San Babila a Milano scatenando il panico. In realtà è un fenomeno da affrontare con calma, affidandosi a persone competenti.

Altro timore è che il miele così prodotto non sia commestibile a causa dell’inquinamento, ma è un falso problema perchè se l’inquinamento fosse così grave le api non sopravviverebbero, perciò tali insetti sono anche preziose sentinelle dell’equilibrio ambientale.

Infine se questa attività di allevamento delle api nelle città potesse trovare il suo giusto sviluppo, porterebbe anche benefici economici perchè produrrebbe una quantità di prodotti preziosi per la salute: polline, miele, propoli, pappa reale e veleno d’api.


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